mercoledì 3 dicembre 2014

IL VISITATORE

Lo scorso sabato ci siamo dirette nel cuore di Roma, al Teatro Quirino Vittorio Gasman, per assistere allo spettacolo teatrale Il Visitatore per la regia di Valerio Binasco.

Questa commedia fu scritta dal francese Éric-Emmanuel Schmitt e rappresentata per la prima volta nel 1993 a Parigi. 
La trama dell'opera si svolge in Austria, nell'aprile del 1938, circa un mese dopo l'annessione al Terzo Reich e all'occupazione nazista di Vienna. Tutto si snoda in un appartamento situato nella città di Vienna, in Berggasse 19, dove vi è la casa e lo studio di Sigmund Freud. Ed è proprio quest'ultimo, il padre della psicanalisi, ad essere il protagonista dei fatti narrati.
Si ha uno spaccato dell'appartamento abitato da Freud e da sua figlia Anne, parlano tra loro e discutono sull'importanza di lasciare il paese occupato ormai dalle forze naziste, prima che anche per loro sia troppo tardi. Mettono in evidenza le ingiustizie e le crudeltà che gli ebrei come loro sono costretti a vedere e subire. Anne sprona il padre e lo prega di firmare le carte che gli permetterebbero di mettersi in salvo. Proprio quando la discussione sembra avere fine, arriva il trambusto creato dalla Gestapo. Nella loro abitazione fa irruzione un caporale e sulla scia della discussione avuta prima con il padre, Anne, decide di non rimanere in silenzio e accusa in modo acceso il caporale, così come tutta la Gestapo in generale, di perpetrare crimini quotidianamente. Queste sue parole non fanno altro che far infuriare l'uomo al punto da prendere Anne sotto arresto.
Freud rimane così da solo nella sua casa, nella quale è appena avvenuto l'ennesimo sopruso, ormai stanco e invecchiato ma soprattutto afflitto dal suo inarrestabile tumore, precipita nella disperazione e nella situazione quasi di impotenza davanti ai fatti.
Poco dopo essere rimasto solo, scopre in realtà che non lo è affatto. un uomo fa incursione nel suo appartamento e si ritrova così di fronte al suo "visitatore" notturno.
Freud si trova davanti a questo sconosciuto visitatore, dapprima è infastidito da questa strana ed inquitante presenza, per poi passare all'esserne incuriosito. L'uomo non svela subito la sua identità, ma anzi in un certo senso gioca con Freud, mostrandogli di sapere molte più cose di quanto possa sembrare all'apparenza.
Il professore comincia ad intrecciare e tessere un dialogo con il suo ospite, approccia a lui cercando di psicanalizzarlo, sebbene i suoi pensieri non siano limpidi per una seduta, ma ben presto si ritrova con la situazione inversa, al punto da non capire più chi è che analizza e scuote l'altro.
Scopre con suo sommo stupore e incredulità che la persona con la quale scambia battute di un certo tono non è altro che Dio, che per poter parlare con lui ha preso le sembianze di un povero uomo creduto da tutti un pazzo.
La conversazione tra i due assume diverse sfumature e va a toccare tutte le tematiche care a Freud e soprattutto arrivano a far vacillare le ferme credenze di un Dio universale. C'è dell'ironia e della simpatia, al pari di profondità e leggera filosofia, si argomentano e si commuovono a vicenda spogliandosi quasi delle loro corazze e uscendo dai loro ruoli per intrecciarli all'altro. Il tutto finisce quando finalmente la figlia torna a casa dalla Gestapo e trova il padre scosso, preoccupato ma soprattutto impaziente di farle conoscere quel brillante, seppur discutibile, uomo con il quale ha trascorso quelle ultime ore. Quando non lo trova pensa di aver sognato tutto, suo malgrado, ma fortunatamente il misterioso uomo ricompare.
Le tematiche toccate dal testo sono importanti e coraggiose, storia, religione, il senso stesso della vita, il tutto portato in scena in modo diretto e pulito, senza mai cadere in una spirale di ovvietà e pesantezza. Ci si trova di fronte ad uno spettacolo davvero di grande spessore intellettuale ma altrettanto spirituale e psicologico.
A reggere questa commedia non sono le grandi scenografie, i giochi di luce o i cambi repentini di scene e attori, ma bensì le parole, mai forse come in questo caso, le sole ed uniche parole e i dialoghi tengono accesa l'attenzione dello spettatore, mettendo in moto animo e mente all'unisono. La contrapposizione tra il male e il bene, la sottile linea tra il credere e il non credere, il buio e la luce comandati non da un Dio superiore ma da un libero arbitrio donato ad ogni essere umano. Si ha la sensazione quasi non tanto della fragilità dell'uomo quale creatura imperfetta, quanto piuttosto della fragilità di Dio, della sua immensa solitudine, e invece di una sostanziosa superbia e arrivismo da parte dell'uomo mai soddisfatto.
La commedia offre molti spunti di pensiero e di discussione, mette in moto la curiosità e la voglia di poter arrivare con facilità ad un punto fermo, ad una risposta anche quando questa risposta non arriva direttamente o pure non è così tangibile. Lascia una porta aperta per ogni tipo di argomentazione.
Gli attori che calcano la scena sono Nicoletta Robello Bracciforti, travolgente e coinvolgente nel suo ruolo della figlia Anne, Alessandro Tedeschi che ha reso in modo eccellente un ruolo facilmente odioso. Nei panni dei due protagonisti troviamo Alessandro Haber che ci ha impressionato per la sua grande bravura, per l'attenzione nei particolari e per la complessità espressiva che è riuscito a regalare con il ruolo di Freud. Mentre nel ruolo del visitatore abbiamo scoperto un lato incredibile di Alessio Boni, in un ruolo se vogliamo difficile e ostico, ma reso in maniera così naturale. Le sue pose, il suo padroneggiare il palco teatrale e le sue sfumature recitative sublimi, ci hanno lasciate stupefatte. Abbiamo avuto una piccola ma vera dimostrazione che il teatro non è morto e nemmeno assopito, ma anzi che la sua anima, grazie a questi splendidi attori sia più viva e accesa che mai. 
Il teatro non è fatto solo di storie che più o meno funzionano, ma è fatto soprattutto di persone, di emozioni e sensazioni, e tutto questo sono riusciti magistralmente a trasmetterlo ad un pubblico che a fine esibizione non ha smesso di applaudire per dieci minuti di fila!
Brillante ed interessante, da vedere assolutamente!

Vi lasciamo i vari link nei quali potrete trovare le date dove sarà in scena nei prossimi giorni lo spettacolo, fino al 7 Dicembre sarà ancora al Teatro Quirino a Roma.


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lunedì 26 maggio 2014

INTERVISTA @ MARCO LIGABUE!


Venerdì sera ci siamo dirette verso il Contestaccio di Roma, e in occasione della data del suo nuovo tour abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Marco Ligabue!
Abbiamo cominciato con il chiedergli, andando a ritroso nel tempo, come fosse nata la sua passione per la musica, partendo proprio dai suoi esordi. Il suo interessamento per la musica nasce fin dalla tenera età e continua durante la sua adolescenza, quando trovandosi a contatto con una chitarra acustica scopre una vera e propria passione, che non solo non abbandona ma si intensifica nel corso degli anni, fin quando vivere con la musica è diventato il quotidiano.

Scegliere la musica come vita non è stato immediato, e si sarebbe comunque immaginato un'esistenza che gravitasse intorno al mondo musicale, magari come giornalista o critico nel settore.
La sua grande passione è stata sempre molto viva, al punto che la presenza della musica fosse sempre costante nell'arco della sua vita.
In concomitanza con l'inizio della carriera di Luciano (Ligabue Senior), dove la sua partecipazione e collaborazione è stata fondamentale per molti aspetti, anche la sua strada stava prendendo forma, evolvendosi nel corso degli anni, fino ad arrivare ad oggi dove lo troviamo nelle vesti di cantautore.
La sua voglia di intraprendere un cammino da solita, dopo molti anni di permanenza nella band Rio, è stato un percorso naturale. Si è fatto da parte, si è trovato davanti ad un foglio bianco e ha scritto moltissime canzoni, e ha capito che per far uscire e mostrare agli altri quel suo lato di se, anzi se stesso, doveva mettersi in gioco non solo suonando ma anche cantando. Ha trovato piacevole e non solo necessaria la parte di lavorazione che c'è dietro un disco, ma ancor di più entusiasmante il contatto diretto con il pubblico, il rapporto con le persone dove avviene il massimo della comunicazione.
La nascita del suo secondo disco, che vedremo probabilmente uscire poco dopo l'estate, è stata spontanea e si è ritrovato in poco tempo ad avere moltissime idee, materiale e canzoni, tanto che ha cominciato a mettere tutto nero su bianco e registrare gran parte del lavoro.
Il suo nuovo singolo“Ti porterò lontanto” è già uscito in radio il 16 maggio (qui ilvideoclip).
Ci ha parlato del significato sia del brano, che del disco, ma anche della sua percezione in generale della vita, la visione di un bicchiere sempre mezzo pieno, e il sentire di poter portare in giro con se un po' di speranza. In un momento di difficoltà estesa in tutti i campi, da quello lavorativo, politico, economico, emozionale/sentimentale, riuscire sempre e comunque a vedere il meglio non arrendendosi mai, tornando a credere in se stessi e nei sogni, e ci troviamo perfettamente d'accordo con il voler credere che si può andare lontano!
Avendo avuto modo di poter fare davvero un grande numero di concerti, ha potuto vedere quanto questo suo ruolo più da “protagonista” fosse bello, ma anche impegnativo. La carica e l'energia positiva che il live gli ha regalato più e più volte ha messo in moto in lui una gran voglia di replicare, anzi di superarsi, arrivando a nuovi traguardi come 100 o forse più concerti. Noi speriamo ovviamente proprio di poter festeggiare con lui quest'evento, magari proprio a Roma!
Marco è stato disponibilissimo e ci ha trasmesso davvero una gran voglia di credere come sempre nel potere della musica e nella magia della sua comunicazione.
Quando ci si trova davanti ad artisti con la A maiuscola, a persone che si impegnano e mettono loro stessi alla prova, che ti coinvolgono in modo emotivo e incondizionato, trasmettendoti tutta la positività, la grinta e la carica ma anche la loro stessa passione, non possiamo fare altro che inchinarci ed applaudire, rimanendo estasiate dalla meraviglia della loro musica.

Vi lasciamo alla video intervista!


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sabato 24 maggio 2014

INTERVISTA A GABRIELE RUBINI alias CHEF RUBIO!


Ieri abbiamo avuto il piacere, anzi, sarebbe proprio il caso di dire l'onore, di raggiungere telefonicamente, Gabriele Rubini, conosciuto ormai da tutti con il nome di Chef Rubio!
Nell'ultimo anno il suo successo non ha fatto altro che lievitare, al punto da farlo diventare un personaggio amato da tutti, a volte anche discusso, ma pur sempre un'icona vera e genuina che spicca tra tutti!
Ma partiamo dal principio, per chi non lo conoscesse ancora, il ragazzo in questione, nato a Frascati, classe '83, non ha iniziato la sua carriera in modo convenzionale, come anche lui ci ha raccontato, la sua passione per i fornelli e i segreti che si celano dietro di essi è nata e si è sviluppata sempre con più interesse nel corso degli anni. Fin da giovane lo vediamo impegnato nel fantastico mondo del rugby, uno sport che oltre a regalargli molte soddisfazioni, lo porta anche a viaggiare ed esplorare diverse parti del mondo. Il riflettore su di lui si accende quando va in onda su Dmax, per la prima volta nel giugno del 2013, il programma “Unti e Bisunti” che fin da subito rapisce e conquista sia il pubblico che la critica, ma non per la spettacolarità delle scene, tanto invece per l'originalità e la competenza. Ciò che trasmette è autenticità, tradizione, e la naturalezza di “sporcarsi le mani” all'occorrenza, il tutto condito con un pizzico di stravaganza e curiosità.
Di certo non si può nascondere che il suo aspetto non abbia “bucato lo schermo” lasciando una chiara impronta di se, ma non è certo l'unica cosa che è arrivata ai telespettatori! Ha avuto modo di sfruttare il suo passato da rugbista con il programma “Il Cacciatore di tifosi” in occasione del Sei Nazioni 2014, che ha permesso, anche grazie al personaggio, di far avvicinare molti giovani a questo sport!
Non solo la Tv lo ha visto protagonista, infatti a gennaio di quest'anno è uscito il suo primo libro, “La Dieta Mediterranea”, scritto a quattro mani con Stefania Ruggeri, e più recentemente il libro ispirato all'omonimo programma “Unti e Bisunti”.
Ma se pensate che meglio di così non poteva andare vi sbagliate! Infatti dal 10 aprile Chef Rubio è diventato un vero e proprio eroe dei fumetti con “Chef Rubio: the Food Fighter”. Un fumetto ricco e davvero ben costruito scritto da Diego Cajelli e disegnato da Enza Fontana. L'altra bella notizia che possiamo darvi è quella della messa in onda della seconda serie di “Unti e Bisunti” su Dmax tutti i lunedì, dove continua a macinare km in giro per l'Italia in cerca di sfide e piatti indimenticabili!
A noi le rivelazioni ci piacciono, specie quando hanno un buon cervello, delle idee brillanti, tanta voglia di fare e ci mettono oltre che la faccia anche il cuore. Lo ringraziamo ancora per la sua disponibilità!
Abbiamo parlato fin troppo...ora vi lasciamo all'intervista e alle sue parole che potrete trovare sia in video che trascritte qui sotto!


D: Cosa ha spinto un ragazzo ventenne ad interessarsi al mondo della cucina? Com'è nata questa passione e la voglia di approfondirla?
R: La cosa c'è sempre stata, semplicemente a vent'anni ha preso un po' più piede, ha cominciato a scansare altre passioni, facendomi mettere più energia in quello che avevo calcolato come semplice passatempo, hobby o interesse personale, quindi non ti so dire la concausa, sono state tante piccole cause che mi hanno portato poi a virare lentamente e quasi drasticamente verso questo mondo.
D: Hai giocato a rugby per moltissimi anni, arrivando anche ad altissimi livelli, cosa ti ha insegnato e lasciato questo sport?
R: Altissimi livelli....lasciamo questo epiteto a chi nella nazionale maggiore ha giocato a livello internazionale, comunque mi sono tolto tante soddisfazioni, fino all'under 21 sono sempre stato convocato in nazionale. Cosa mi ha lasciato? Mi ha lasciato un sacco di amici, di quelli che ti porti dietro e non devi sentire per forza una volta ogni tanto, ma pure dopo due anni sono sempre dietro l'angolo, e il carattere. Mi ha formato, mi ha formato e se sono quello che sono oggi è grazie al rugby.
D: Perché è uno di quei pochi sport che ha un carattere di per se, anche come ambiente.
R: Certo si, è uno sport che lo si deve vivere o anche solo frequentare per poterlo capire, perché poi a parole tutti gli sport si assomigliano, però avendone praticati diversi e conosciuti molteplici, non ho mai riscontrato l'affiatamento come nel rubgy.
D: Sia il rugby, che la passione per il viaggio e la scoperta, ti hanno portato a visitare e vivere in molti luoghi dove ci sono diverse tradizioni culinarie, questo quanto ha influito e condizionato il tuo stile in cucina?
R: ma...moltissimo, anche se il mio stile ancora è in fase di indirizzamento, ancora non ho uno stile ben preciso. Sicuramente ho un'identità che sta prendendo piede, però il percorso è ancora lungo. I viaggi che ho fatto hanno influito in maniera importante su quello che io offro poi ad esempio all'amico o al cliente.
D: Dimmi il nome di un piatto a cui sei particolarmente legato, uno che detesti e il più strano che tu abbia mai mangiato.
R: Quello che mi mette in pace con il mondo quando riesco a mangiarlo, ma non sempre ci riesco a mangiarlo, è l'unakidon, che è una ciotola di riso con sopra l'anguilla grigliata con la salsa di soia che è tipica della cultura giapponese. Un piatto che detesto non c'è. Mi piacciono tutti. Eviterei solo i dolci...però sono goloso anche di dolci, mi sembrerebbe una cattiveria inutile nei confronti dei dolci. Quello più strano...ce ne sono diversi, non so ad esempio la prelibatezza dello sperma di tonno nel periodo invernale che si mangia a Tokyo, o comunque in tutto il Giappone, che rispetto al nome...è fantastico.
D: Unti e Bisunti è un programma rivoluzionario sotto tanti punti di vista, cosa ti ha spinto a metterti in gioco con un programma televisivo?
R: Mi sono messo in gioco, mi hanno chiamato e ho semplicemente raccontato me stesso, quindi una scommessa abbastanza facile. Mettermi in gioco è diventato sempre più difficile per quanto riguarda il raccontare nella maniera più corretta e più esaustiva una verità, che possa quasi poi avvicinarsi alla quella assoluta della cucina, rispetto per i colleghi che guadano il programma, i primi beneficiari che possono avere il dito puntato potrebbero essere loro, ed aver avuto parole di conforto e di elogio mi ha rincuorato molto. Poi dopo tutto il pubblico che invece non ha mai avuto l'occasione di fare magari quello che ho fatto io, o ha sempre visto la cucina in modo a mio avviso errato, erano i beneficiari di quello che appunto era il lavoro fatto da me, ma come altre persone che hanno preso parte al programma, che sono state fondamentali per l'ottima riuscita. Più persone poi sono tirate in ballo e più il carico da portare dietro è pesante, e quindi difficile da tenere sotto controllo e raccontare.
D: Un programma del genere ha avvicinato un pubblico molto più ampio e variegato dei soliti programmi di cucina, quindi in un certo senso è come se la gente avesse avuto bisogno di un programma del genere.
R: La disperazione e la desolazione del panorama televisivo ci hanno fatto gioco perché se tante persone si sono affezionate, vuol dire che l'offerta era veramente bassa e mancava di contenuti a livello emotivo. Perché poi se parli di cucina devi parlare di emozioni, delle persone che la praticano, non solo di porcellana su cui viene poggiato qualcosa di estremamente tecnico sopra. Ringrazio innanzitutto tutti gli altri programmi, perché se non ci fossero stati loro io non mi sarei messo in gioco e non avremmo avuto il successo che abbiamo avuto. Se l'offerta fosse stata migliore magari non staremmo parlando di questo. (Li ringraziamo anche noi)
Un ringraziamento corale. Adesso viene il difficile, vengono le riconferme, viene l'offrire qualcosa di sempre emotivamente forte e vero, quindi è semplicemente un punto di partenza, la difficoltà adesso starà nel continuare ad essere propositivi e ricchi di contenuti.
D: Ti fanno spesso domande su quanto il tuo fascino abbia influenzato il tuo successo, invece noi siamo interessate più che altro alla sostanza! Infatti volevamo parlare del tuo primo libro “La nuova Dieta Mediterranea” scritto insieme a Stefania Ruggeri, come hai vissuto questa esperienza?
R: È stato scritto praticamente quasi tutto prima ancora dell'ascesa a livello mediatico, quindi con i tempi che ci siamo presi e che ritenevamo giusti, con delle pause. È stato un libro che poi grazie appunto alla notorietà abbiamo fatto respirare, senza la quale magari neanche avremmo mai pubblicato. Magari la Feltrinelli non sapendo chi fossi io, non avrebbe mai preso in considerazione un cosa del genere, quindi è stata una serie di coincidenze e di fatti che hanno reso possibile poi la pubblicazione. L'esperienza è stata formativa e formante, comunque mi ha permesso di viaggiare e di conoscere un altro mondo un po' più scientifico, di sensibilizzarmi nei confronti di alcune situazioni. Sono molto contento del lavoro fatto con Stefania, ma che fossero state vendute 10 copie o che ne venissero vendute milioni, a me non cambia niente, il libro l'ho fatto innanzitutto per me stesso perché alla fine ha semplicemente messo nero su bianco quello che io e Stefania abbiamo fatto e poi dopo se a qualcun'altro può essere utile per stare meglio ne sono solo che felice.
D: Pensi di cimentarti ancora in futuro nella scrittura o in questo ambito?
R: Ma se mi si lasciasse un po' in pace e mi si lasciasse tempo per scrivere, adesso che magari ho la possibilità di essere creduto come anche promotore di idee e di pensieri scritti, si, perchè no! Ma non assolutamente inerente alla cucina e non assolutamente le ricette, non è una cosa che mi interessa, e se è qualcosa che fa parte di un percorso che ho fatto lo metto giù per iscritto, altrimenti preferisco un flusso di pensieri buttati giù che hanno una tematica un po' più ampia e che non riguardi solo la cucina.
D: Abbiamo letto e apprezzato moltissimo il fumetto “Chef Rubio: The Food Fighter”. Te come l'hai presa la notizia di essere diventato un eroe dei fumetti?
R: Al telefono, mi hanno chiamato, mi hanno detto “guarda vorremmo fare un fumetto” e tramite Giuseppe, ho scoperto che ero stato scelto per rappresentare me stesso un po' più in forma, un po' più scattante sulla carta. È stato gratificante, è stato anche un po' imbarazzante. È stato un misto di emozioni, però è come se tutto questo che sto facendo non mi desse il tempo nemmeno di gioire di quello che è stato fatto su di me o di quello che sto facendo, perché ancora non mi è arrivato lo stupore. Sto ancora troppo dentro l'occhio del ciclone per capire che sono diventato un fumetto...tutto questo mi ha estremamente lusingato e ripeto anche imbarazzato la cosa, però se è già stata fatta e già stata messa in giro e già qualcuno sta leggendo l'avventura mi sembra quasi una cosa ovvia, poi magari tra qualche mesetto se ci risentiamo e avrò avuto tempo di realizzare quello che è capitato in un anno e mezzo magari ti darò una risposta un po' più a mente lucida.
D: Siccome noi ci occupiamo spesso di musica e cinema qual'è un film preferito o una band o una canzone preferita, se la hai?
R: Nessuna delle tre. Ci sono vari film che mi hanno dato tanto...ad esempio mi piace tanto Requem For a Dream, ce ne sono mille che ti potrei citare, però adesso mi stava passando per la testa questo.
Per quanto riguarda invece la band, adesso stavo ascoltando Il muro del canto, ti dico loro...
La fruibilità che c'è oggi per un gruppo è altissima, basta che metti Spotify o qualunque altra cosa e ti annoi con una canzone, te ne viene in mente un'altra e te la vai a recuperare, quindi mi sento dai venti ai trenta gruppi al giorno e mi sembrerebbe fare un dispetto a qualcuno non citandolo. Poche ore fa stavo ascoltando Il muro del canto quindi dico loro. Il film invece l'ho visto diverse volte ed è raro, perché non guardo mai lo stesso film più di una volta, perché mi era piaciuto proprio il messaggio che c'era dietro e come era girato.
D: L'ultima domanda la volgiamo ai progetti futuri...hai mai pensato di fare un “Unti e Bisunti” all'estero?

R: Unti e Bisunti no, con la stessa formula no. Però mi piacerebbe poter raccontare l'estero, magari in maniera un po' più documentaristica, senza delle parti scritte, lasciandomi un po' più libero di stare anche in silenzio, facendo gioco pure la fotografia, insomma un po' più descrittiva. Io ho parlato più in un anno e mezzo che in tutta la mia vita, sono abbastanza taciturno quindi vorrei stare anche un po' in silenzio.


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sabato 3 maggio 2014

Recensione: THE ELECTRIC DIORAMA - ANTIMATTER!


Un pò di tempo fa vi avevamo segnalato, in questo articolo, l'uscita del nuovo Ep dei nostri cari The Electric Diorama. 
Oggi abbiamo deciso di parlarvi meglio di questo lavoro, nonostante sia passata quasi un'eternità, ci prendiamo infatti tutte le colpe possibili per non averlo fatto prima! Abbiamo fatto passare fin troppa acqua sotto i ponti, ma come si dice..."sempre meglio tardi che mai, no?"
Antimatter è il titolo dell'Ep, e proprio come dicevamo nello scorso comunicato, ha segnato una specie di evoluzione delle sonorità, più mature e in un certo senso a cavallo tra venature rock ed elettroniche.
Di impatto e di grande rilievo c'è innanzi tutto la copertina sulla quale puntiamo il primo riflettore. Il secondo punto focale secondo noi va attribuito all'intro Matter, e all'outro Antimatter. Aprono e chiudono in modo eccelso l'intero lavoro. Il primo è un'apertura di sipario che preannuncia l'effettivo spettacolo mentre la chiusura, nonostante sia tale, da quel giusto senso di contenimento e di spinta e apertura, proprio come se ci fosse un secondo tempo a seguire la traccia.
In tutto i pezzi proposti e pubblicati sono 6. The Omega Project è il primo brano che troviamo dopo l’intro e comincia con una sirena per poi proseguire con 
un ritmo calzante. Non ci sentiamo di poter definire, completamente questo brano musicalmente parlando, ha delle ottime influenze stilistiche e il ritornello è uno dei suoi punti forti, rimane nella testa. In molti potrebbero definirlo banale o “già sentito” ma intorno a tutte queste parole l’unica che regge e che campeggia è il fatto che il pezzo di per se funziona eccome, tanto da essere il primo singolo estratto! (qui potrete vedere il video).
Nel mezzo c’è Oxygen, che si presenta con un sound ancora più interessante, riporta in un certo qual modo un po’ agli inizi pur riuscendo a far arrivare nuove ed accattivanti sensazioni. Il suo ritmo robusto ci fa venir voglia di saltare, molto diretta fin dal primo ascolto e facile da assorbire.
Subito dopo si fa strada Demons, che con un’apertura di pianoforte e temporali in sottofondo ci inganna un po’ in senso buono. Con il passare del tempo possiamo affermare che è diventata una delle nostre preferite, forse proprio per la sua particolarità. L’evolversi del brano è una continua sorpresa, diventa fin da subito orecchiabile e armonioso. 
Dimostrano il loro saperci fare nella composizione della cover Clarity di Zedd, che ci ha un po’ meravigliato. La canzone di per se era buona, ma con il tocco Diorama ha decisamente fatto un salto di qualità. Le hanno donato un vestito più articolato e costruito, con sonorità più dure e decise.
L’unica pecca che troviamo in tutto ciò è che dura troppo troppo poco! 
Consideriamo questo Ep come un ponte, che collega e amalgama il loro passato con un ampio sguardo al loro prossimo futuro musicale!
Li abbiamo visti e sentiti evolversi nel corso di questi anni, e abbiamo potuto notare che la loro originalità sta proprio nello sperimentare, nel tracciare nuove esperienze pur lasciando sempre quel retrogusto Diorama ai loro lavori. Intrigante è la parola che potremmo usare per definire il tutto! Il consiglio che ci sentiamo di dare è quello di ascoltare, sempre e a prescindere, perchè solo così potrete capire e apprezzare o nel peggiore dei casi criticare!
Vi lasciamo all'ascolto delle tracce (anche live) e al link della loro pagina facebook, dove troverete un interessante sequenza di date del loro nuovo Springtour! 
Non avete scuse per non andare, la musica è buona, la compagnia pure...garantiamo noi per loro!!!

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mercoledì 16 aprile 2014

X-MEN DAYS OF FUTURE PAST


Come avrete già notato anche quest’anno i supereroi non ci hanno abbandonato, anzi, sembrano essere pellicole sempre pronte a restare sulla cresta dell’onda cinematografica.
E dopo il grande e meritato successo di Captain America, e la prossima attesissima uscita di The Amazing Spiderman 2, sarà il turno di X-Men – Giorni di un futuro passato!
Il film diretto da Bryan Singer, è il settimo capitolo della saga sugli X-Men, la storia si muove su due linee temporali ed è ispirata al fumetto “Giorni di un futuro passato” scritto da John Byrne e Chris Claremont e potremo vederlo in uscita in Italia il 22 maggio.
La trama vede tornare, dopo diversi anni di assenza, Logan (Wolverine) dagli X-Men e da Charles Xavier, che si ritroverà a dover riunire nuovamente tutto il gruppo per poter fronteggiare e combattere le Sentinelle, degli esseri spregevoli e violenti che cercano in tutti i modi di distruggere e annientare i mutanti.
Anche Magneto, dopo aver riacquistato i poteri, prende la decisione di unirsi ed allearsi con loro. Dopo molti scontri e la visione di un esito incerto della guerra in atto, sia Xavier che Magneto decidono che per salvare la situazione c’è un’unica soluzione. Mandare Wolverine indietro nel tempo, per poter cambiare il corso della storia impedendo così la nascita del conflitto. 
Wolverine si troverà dunque al fianco di Xavier e Magneto del passato, dovendo combattere per poter salvare il futuro e tutti i mutanti.
In questo film ritroveremo numerosi volti noti e già molto amati dei capitoli precedenti, con l’inserimento anche di altre new entry già piuttosto chiacchierate e apprezzate! A vestire i panni di Wolverine c’è l’insostituibile Hugh Jackman, così come per Professor X c’è Patrick Stewart e Ian McKellen per Magneto. A vestire i loro panni da giovani ci sono gli incredibili James McAvoy e Micheal Fassbender. Ma i grandi nomi non sono finiti infatti troveremo anche Halle Berry, Jennifer Lawrence, Nicholas Hoult, Anna Paquin, Evan Peters, Booboo Steart, Peter Dinklage, Shawn Ashmore, Ellen Page, Daniel Cudmore, Omar Sy, Adan Canto, Lucas Till e Kelsey Grammer.
Come potete ben vedere il cast è molto ampio e davvero ben assortito!
Se siete dei fan o degli appassionati, proprio come noi, sarete di sicuro impazienti di potervi sedere comodamente al cinema per potervi gustare anche questo capitolo, sperando che le aspettative non deludano e che da una storia avvincente ne abbiano fatto un film pregevole!
Se invece siete curiosi o totalmente a digiuno di supereroi, o in questo caso di X-Men, avete un bel po’ di tempo per potervi aggiornare e guardare tutti i film precedenti per potervi poi avventurare al cinema.


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